In una Venaria Reale distratta dalla Festa delle Rose e dall’imminente arrivo del Giro d’Italia vi sono anche storie drammatiche che chiedono spazio e la giusta visibilità. Incontriamo Benedetto Sessa, venariese di 53 anni che il prossimo 8 giugno verrà messo in mezzo alla strada insieme alla sua compagna ed al figlio di 11 anni. Benedetto è arrabbiato, ma con una grande dignità decide di raccontarci la sua storia fatta di incidenti burocratici e amministratori assenti. Dal 26 marzo 2017 è rimasto senza lavoro e dopo pochi mesi ha ricevuto l’avviso di sfratto che sarà reso esecutivo tra pochi giorni. Benedetto non è rimasto con le mani in mano ma si è impegnato spasmodicamente alla ricerca di un nuovo impiego seguendo un percorso concordato con l’ufficio lavoro del Comune fatto di stage e prove. Nel frattempo presenta anche la domanda per avere accesso ad una casa popolare consegnando tutta la documentazione richiesta dagli uffici che lo rassicurano sul fatto di avere le condizioni per poter rientrare tra gli eventi diritto. Il 18 aprile 2018 la commissione che valuta le domande stila la propria graduatoria ed il giorno successivo Benedetto chiede lumi agli uffici che lo tranquillizzano sul buon esito della vicenda avendo forse intravisto il suo nominativo negli elenchi. Ma così non è. Alla fine di aprile, graduatoria alla mano, scopre di non aver diritto a quella casa ma sono le motivazioni che lo fanno infuriare: “Il suo reddito non si è dimezzato del 50% rispetto all’anno precedente”. Ma come è possibile? Benedetto non lavora dal marzo 2017, tranne qualche lavoretto sporadico, il suo modello ISEE restituisce zero come indicatore finale, ha presentato anche domanda d’invalidità a causa del diabete e di una schiena mal ridotta dalle ernie, eppure alla casa popolare proprio non ha diritto. Chiede subito un incontro al Sindaco Falcone che in tutto questo periodo (20 giorni ormai) non ha però ancora trovato un minuto nemmeno per dirgli di aver letto la sua mail. Benedetto torna quindi in quegli uffici chiedendo spiegazioni sull’esclusione e racconta anche di essere seguito dagli assistenti sociali e di avere la carta REI. A questo punto qualcuno in Comune capisce che forse è stato commesso un errore di valutazione e gli propongono di aderire al programma di sostegno alla locazione pagandogli 8 mesi d’affitto a condizione di trovare un alloggio che risponda ai canoni del bando. Ma come fa Benedetto a trovare un alloggio? Qual è il proprietario che affitterebbe il proprio immobile ad una persona nelle sue drammatiche condizioni economiche? Il Comune dovrebbe avere un elenco di immobili destinati a questa operazione – messi a disposizione di proprietari decisi di aderire al progetto – ma pare ad oggi non ve ne siano.
Nel frattempo per Benedetto, la sua compagna e soprattutto suo figlio di 11 anni i giorni passano veloci.
“Dal 9 di giugno sarò fuori casa e verrò a dormire fuori dal palazzo del comune. Vorrei che il Sindaco Falcone capisse che ci sono altre priorità per i venariesi. Tutti sono impegnati in questi giorni per il Giro d’Italia o la Festa delle Rose e trascurano i veri problemi dei venariesi in difficoltà. Io comunque non mollo perchè ho tanta rabbia in corpo e da padre non posso pensare di far dormire in macchina mio figlio. Voglio che mi spieghino i motivi dell’esclusione pur avendo presentato tutti i documenti richiesi. Voglio capire cosa bisogna fare per essere ascoltati da qualcuno. La gente quando è disperata è disposta a tutto e io questa volta non mi fermo“. Benedetto è un omone di quasi 1 metro e 90 ma vederlo con gli occhi lucidi nel raccontare la sua storia è stato toccante. Speriamo che il suo grido di rabbia sappia venire raccolto da chi è preposto a farlo. Quando si spengono le luci delle feste e i gazebo si smontano ricordiamoci di quei venariesi che non hanno proprio nulla da festeggiare impegnati come sono in quell’arte chiamata sopravvivenza.