Immagini. Foto. Messaggi guidati, studiati, organizzati. Ed un evento estemporaneo, riesumato dopo un letargo di più di un anno e mezzo, al Borgo Castello in Mandria, per i fantasmagorici Stati Generali delle Associazioni, assume anch’esso la caratteristica della straordinarietà. Diventa l’occasione per raccontare di questa ritrovata unitarietà fra associazioni del territorio, di questo libidinoso connubio fra l’amministrazione e le realtà associative. Di quanto sia produttivo e fattivo questo rapporto. Ma sarà proprio così, come cercano di influenzare, di vendere? È tutto oro quello che fanno strumentalmente brillare?

Finalmente, dopo 3 anni, con piacere apprendiamo che le oltre 110 associazioni venariesi,  che operano sul territorio cittadino, sono “colonna portante”. Sono realtà che rendono viva, fanno vivere il territorio. È già qualcosa, ma non è una novità. Non è una sorpresa. Non è una notizia. La notizia è che, ‘grazieadio’, se ne sono accorti, ve ne siete resi conto e lo avete compreso. Da sempre, al di là di coloro che hanno governato Venaria, l’associazionismo è stato particolarmente presente, fruttuoso di eventi, iniziative. Non si sta inventando nulla, qui, di particolarmente sconvolgente.

Si parla della necessità di costruire una rete, elemento assolutamente condivisibile, ma che deve garantire da parte degli amministratori, supporto logistico e tecnico all’occorrenza, al bisogno. Salvaguardando e garantendo autonomia ed indipendenza delle associazioni. E non prevaricando su obiettivi e scelte. Con fastidiose ingerenze e ridondanti atteggiamenti da primadonna. Che fanno pensare più ad un rapporto fra una regina ed i suoi sudditi, piuttosto che ad una frequentazione rispettosa tra soggetti che hanno a cuore le sorti di una comunità. E così accade che obbligatoriamente vengono costruiti protocolli di comportamenti, percorsi di avvicinamento alla presentazione ed organizzazione di ogni singolo evento, che non possono non prevedere palcoscenici od occasioni per mettervi becco. Per poter dire e far vedere al popolino quante cose vengono fatte, “facciamo”. Perché in questo modo la regina possa riaffermare e dimostrare la sua influenza. Anche laddove influenze e meriti sono minimali o inesistenti.

In molti hanno compreso, si sono adeguati per necessità, per non correre il rischio di veder compromesso il lavoro di decenni. Per non sparire. Solo buon viso. Anche loro hanno imparato, diventando il semplice riflesso di chi gli si pone di fronte. Un sorriso, due pezzi di pizza, un panino, una coca cola, una stretta di mano e via. O pensate davvero che tutti quelli che hanno scelto di presenziare siano allineati e sudditi servi che non hanno rispetto della propria dignità e storia? Pensate mica, per esempio, che la stessa Pro Loco che solo pubblicamente viene incensata in tutti modi, venisse ad esternare al Borgo Castello la propria sofferenza e malessere per essere costantemente oggetto di rimostranze e rimbrotti, nonostante l’impegno, i sacrifici, nonostante il suo prodigarsi quasi a modi zerbino?

Abbiamo sentito affermare che non si poteva continuare ad alimentare un sistema di contribuzione a pioggia nei confronti dei “soliti soggetti”. Quindi era necessario riformare questo sistema. Se vero e dimostrato, non si può ovviamente non essere d’accordo. Ma se poi la soluzione si riduce al mantenimento delle stesse dinamiche, con l’unica variabile che si cambiano i soggetti con cui evidentemente sono maturati rapporti confidenziali, oseremmo dire ormai organici all’amministrazione, se non addirittura al ‘movimento’,  beh, capite da voi che il tutto fa alquanto sorridere.

Non si tratta di prendere in giro o farsi prendere per i fondelli, o di facile ironia. Ma si tratta di mettersi nei panni di coloro, ogni singolo associato, che ogni giorno dell’anno volontariamente fanno sacrifici, si impegnano, dedicano il loro tempo per alimentare la propria passione. E contestualmente  danno colore, calore, conoscenza, emozioni alla città. Si tratta, ancora, di comprendere che non è il caso di spettacolarizzare, per sinuose e subdole finalità propagandistiche, con vere e proprie tecniche comunicative, il lavoro altrui.

Insomma, o veramente si dà seguito ai proclami sbandierati, con le azioni. E, quindi, realmente ci si mette di lato. A fianco. E si fa sì che le associazioni diventino protagoniste, e non solo comparse. Non solo strumenti ed occasioni, opportunità per mettersi su piedistalli, per fare vetrina (che ciò accada, in uno spot o in un ‘stato generale”, poco importa). Oppure, come magnificamente ha fatto rilevare durante il suo intervento Luigi Chiappero, presidente dell’ente Parco La Mandria, gli spot cinematografici, gli Stati Generali “non hanno mai funzionato” e non servono a nulla se concepiti solo come miseri meccanismi per prendere consensi, “perché hanno bisogno di voti” per essere rieletti. Stratagemmi questi che non aiutano a promuovere la città e le sue belle realtà,  ma solo i singoli individui.