Chi di noi italiani non si è trovato a passeggiare nella Rambla di Barcellona, a Plaza Mayor di Madrid o per i giardini dell’Alhambra di Granada e non si è reso conto che lo spagnolo non è una lingua così semplice come sembra? Per assonanze e similitudini con l’italiano è facile cadere nell’errore che basti aggiungere una “s” a fine parola per parlare la lingua di Picasso o di Messi (anche se quest’ultimo, in realtà è argentino…). Innanzitutto, sfatiamo questo mito! Per esperienza personale, posso dire che, non solo non basta aggiungere la s per “parlares correttamentes los spagnolos”, ma che questa meravigliosa lingua latina è ricca di modi di dire e di “falsos amigos” (falsi amici) che spesso ci inducono a incomprensioni e malintesi, a volte anche buffi.
L’obiettivo della rubrica non è quello di insegnare lo spagnolo, compito che lascio volentieri a chi fa ciò di professione, ma è quello di darvi dei piccoli consigli, appunto delle “pillole” per sopravvivere nel magico mondo latino…
Se vi troverete a parlare con alcuni spagnoli, noterete che spesso, nelle loro frasi, usano l’intercalare “tío” o “tía” che significa letteralmente zio o zia. Perché, vi chiederete, si rivolgono a noi o ad altre persone chiamandole zio? È semplice. Nella lingua parlata, tío viene usato per indicare una persona, un amico o semplicemente per dire “ehi bello, ehi tipo”. Indica anche ragazzo o ragazza. Vi troverete, dunque, a sentire frasi del tipo: “¿ Tío vamos a tomar una cerveza?”oppure “¡ Qué guapa esta tía!”. Non stupitevi, dunque, gli spagnoli non hanno così tanti parenti….
Quindi, non resta che dirci: ¡Hasta pronto tìos!
PS: in spagnolo, pronto significa presto…