‘Se poteva dare una mano lui c’era sempre. Si buttava a capofitto’, tutti i suoi amici lo descrivono così, Paolo. Quel ragazzone dai capelli biondi e gli occhi azzurri con stampato sul viso quel meraviglioso sorriso che rapiva, che metteva in pace con il mondo. Paolo che l’altro giorno, un malore si è portato via improvvisamente mentre era al lavoro. Senza dare alcun segnale. Senza preavviso. Senza un ultimo saluto. Si è spenta la luce e non c’è più. Tutti oggi sono sgomenti per la sua scomparsa. Una perdita che lascia senza respiro Marcella, la cara moglie, e carica di un grosso fardello di responsabilità Andrea, suo figlio. Nei modi, nel rispetto, nell’educazione identico a lui. E addolora grandemente la sorella Antonella. Il destino quando vuole sa essere davvero crudele. Rude. Bastardo. Se si pensa che nel giro di neanche due anni sono volati in cielo il papà Pasqualino, mamma Teresa. Ed ora lui.
Ogni volta, quando improvvisa la morte porta via una persona cara, si precipita in una coltre di dolore, di sconforto che non dà pace. Un’assenza che toglie il fiato. Un dolore che che non fa più vedere annebbiando gli occhi già colmi di lacrime. E a noi resta la preghiera e la fede, per chi è credente, oppure il ricordo…Mantenere in vita quello che è stato, alimentate ciò che la sua esistenza ha lasciato.
Non era difficile stare bene con Paolo. Un simpaticone con la battuta spiritosa che sapeva quali erano i propri limiti, cresciuto in una sana famiglia, alla scuola del compianto papà Pasqualino e di mamma Teresa. Anche Paolo era un figlio della ”Piazza’. Lì è cresciuto. Lì è diventato uomo insieme a tanti altri ragazzi. Sotto quei portici si è fatto le ossa. Sotto quei portici ha iniziato a lavorare dapprima nel pastificio di famiglia, poi gestendo per un periodo l’edicola di piazza Annunziata. Poi il cambio, l’esperienza in un settore ancora diverso: nel 1992 viene assunto nell’azienda Acquedotto Municipale di Torino, ora SMAT. Una nuova vita, nuovi colleghi. Ma sempre come amici. ‘Di più, come fratelli’, racconta distrutto Piero, storico collega. ‘Abbiamo lavorato in squadra insieme per 26 anni. Sono devastato. Da circa un anno, a causa del Covid, tutti lavoravamo da soli. Chissà se fossimo stati ancora insieme, forse avrei potuto aiutarlo”, non si dà pace.
E poi ancora le parole affettuose di Alfredo, il figlio di ‘Marmorin’, l’amico di una vita. “Da bambini giocavamo insieme, lui abitava in via Boglione ed io in via Pavesio. Pensate che l’ho salvato quando ha rischiato di annegare al fiume. Eravamo sempre insieme, andavamo a funghi, a pescare e ci si ritrovava per mangiare anche con le famiglie. Era un uomo solare”.
Ecco il ricordo di quella luce che irradiava il tuo sorriso deve aiutare tutti coloro che oggi si sentono persi ad alleviare questo acre magone. Deve dare forza per vincere il buio di questa notte che appare senza fine. Quello che hai donato sarà gelosamente custodito nel cuore di ogni persona che ti ha voluto bene e a cui hai dato del bene. Mentre tu sappiamo sei già tra le braccia di Pasqualino e Teresa. Ciao Paolo