Incontriamo Virginio Ghione ed altri 3 esponenti dell’Associazione “L’Arteria della Vena…ria” nel tardo pomeriggio di un freddo martedì, quando Via Stefanat è presa d’assalto dalle auto di coloro che tornano a casa dopo la giornata di lavoro.
<<Vede?>> inizia Ghione <<E’ un incubo nato nel febbraio del 2011 quando con l’inaugurazione della bretella che da Borgaro porta verso le Valli di Lanzo hanno deciso di aprire questo varco in Via Stefanat. Inizialmente doveva essere previsto un collegamento alternativo che passasse nella zona industriale di via Cavallo ed invece, dalla sera alla mattina, ci siamo ritrovati con un flusso di auto impressionante. Abbiamo chiesto l’intervento addirittura del Ministero per riportare la situazione allo stato precedente ma purtroppo la richiesta di chiusura della strada è stata respinta senza darci le reali motivazioni della scelta.>>
Ma non esiste un’ordinanza che regola il passaggio dei veicoli?
<<Certo – risponde una signora nata e cresciuta in Via Stefanat – ma nessuno riesce a farla rispettare. L’ordinanza è molto chiara e prevede che possano transitare solo i residenti di questa zona e coloro che hanno degli interessi presso le attività commerciali presenti. Abbiamo chiesto più volte una maggior presenza di vigili ma ci dicono che gli uomini sono pochi per tutte le esigenze della città e l’ordinanza è molto complessa da far rispettare visto che prevede tantissime deroghe. Perché non cambiarla allora?>>
Un altro rappresentante dell’Associazione che ricordiamo rappresenta il centinaio di famiglie che vivono in questa zona, solleva un altro tema trascurato <<Appena due metri sotto il livello della strada passano dei tubi in ghisa dell’acquedotto da 60 centimetri che portano l’acqua verso il cento della città. Le continue vibrazioni dei mezzi che dalla mattina alla sera sfrecciano su questa strada danneggiano tali strutture e già in passato si sono create delle voragini legate ad allagamenti sotterranei con difficoltà enormi nel rimborsare i danneggiati.>>
Arriva un’altra signora anche lei decisa a dare la sua versione <<Questa è una strada che non può reggere un livello così alto di traffico, il limite dei 30 km/h non viene rispettato, non esistono marciapiedi e le paline di plastica installate dall’amministrazione spesso sono spezzate da autisti poco attenti e diventano proiettili pericolosi per i passanti. Chiediamo che i vigili vengano ad effettuare dei controlli almeno 2 ore alla settimana.>>
Sig. Ghione quali sono i rapporti con l’attuale amministrazione?
<<Nell’aprile dello scorso anno abbiamo incontrato alcuni rappresentanti del Comune nei locali del Ristorante “Lucio dla Venaria”. L’assessore Roccasalva si è mostrato molto disponibile ad ascoltare le nostre istanze ma risultati ne abbiamo ottenuti pochi. Hanno rifatto un tratto del manto stradale e installato questi paletti di plastica davvero pericolosi ma nulla più. Avevano promesso un restringimento di corsia per rallentare i veicoli ma in realtà si è trattato solo di posare un segnale di senso unico alternato senza una reale riduzione della carreggiata con il risultato che nessuno lo rispetta ed anzi è aumentato il numero di incidenti che già puntualmente si verificano. Hanno provato con dei dossi ma le assicuro che non servono a nulla. Perché piuttosto non installare delle telecamere come i Traffic Scanner già previsti in altre zone di Venaria? Potrebbero fungere da deterrente per coloro che sfrecciano nella via senza averne diritto. Ne hanno installato uno sul Ponte Castellamonte che nulla serve a controllare l’accesso di Via Stefanat. Oltre ai problemi del traffico riteniamo che sia necessario far passare gli operatori della CIDIU. Ognuno di noi tenta di tenere pulito il proprio tratto di strada ma non possiamo sostituirci al servizio di pulizia e raccolta rifiuti. Ci sentiamo cittadini di serie B nonostante si paghino le imposte al pari di tutti gli altri venariesi.>>
Prima di salutarci ci tengono a ripercorrere insieme la via. I rifiuti abbondano ai bordi della strada e le due rotonde che ne delimitano i confini sono ormai cumuli di new jersey di plastica rotti. Certamente un brutto spettacolo per coloro che ci vivono per non parlare dei turisti che arrivano alla Reggia e che in queste zone cercano parcheggio (altro problema sottolineato dai residenti). Salutiamo queste persone che gentilmente hanno raccontato la loro frustrazione: sono arrabbiati e delusi ma certamente determinati a non cessare la loro battaglia per il ritorno alla normalità.
Fabio Giulivi – fabio.giulivi@gmail.com